Fernando Ferroni, 2 strumenti a confronto
Oggi mettiamo a confronto due violini costruiti da un importante liutaio Toscano attivo a Firenze nella prima metà del ‘900: Fernando Ferroni.
Ferroni si avvicina alla liuteria da autodidatta in età già avanzata e si avvale dei consigli di Valentino De Zorzi, figura di grande riferimento della liuteria Toscana di fine ‘800 e primo ‘900.
I due violini presi in esame sono entrambi del periodo di “maturità” di Ferroni, costruiti rispettivamente nel 1928, all’età di 60 anni, e nel 1945, all’età di 77 anni.
Alcune differenze tra gli strumenti appaiono evidenti al primo impatto, ma ad un esame più accurato riemergono le analogie stilistiche e tecniche che hanno caratterizzato la produzione di questo autore, molto costante e regolare nelle sue scelte.
Le differenze sono sostanzialmente nella scelta del materiale, nella verniciatura e in una comprensibile minor accuratezza nelle finiture del violino del 1945, costruito a pochi anni dalla morte sopraggiunta nel 1949 all’età di 81 anni.
Il violino del 1928 è stato realizzato, per il fondo, fasce e riccio, in acero marezzato, come da tradizione, anche se non di primissima scelta, mentre per il violino del ’45 Ferroni ha scelto di usare, per fondo e fasce, il pioppo cipressino fiammato, legno molto duro e difficile da lavorare. Le forti fiammature del legno lo portano facilmente a “strapparsi” in fase di taglio e questo spiega i segni lasciati sulle fasce della lama dentata usata appunto per facilitare la piallatura. L’effetto estetico di questo legno, dalle fiamme larghe e profonde, è molto evidente e accentuato dal sottofondo intenso usato dall’autore. Oltre ad una maggiore intensità di colore è da notare una verniciatura meno omogenea nella stesura del colore, probabilmente mirata a dare un effetto più “vissuto” allo strumento, anche se non si può parlare di vera e propria antichizzazione. Il violino del ’28 ha una colorazione meno intensa e una verniciatura più omogenea.
Al di là di queste differenze, entrambi gli strumenti ripropongono in maniera molto evidente le principali caratteristiche stilistiche e tecniche di Ferroni. Il modello usato, molto rotondo nelle curve, è praticamente lo stesso, con misure quasi identiche, fatta eccezione per una leggera differenza nel modello dei fori armonici, le “ff”, un poco più corte nel violino del ’45. I bordi sono grossi e messi ancor più in evidenza da una sgusciatura vigorosa e ben marcata tra filetto e bordo ad accentuarne il rilievo. Anche gli smussi, sulle teste come sulle nocette, sono molto larghi e trasmettono anch’essi un’idea di “forza” di carattere e anche “fisica”, aggiungiamo, stando ai racconti coloriti di aneddoti che ancora oggi circolano tra i liutai fiorentini.
Andando a cercare una differenza stilistica tra i due strumenti la troviamo forse solo nella chiusura delle punte dei filetti, più corte e convergenti nel violino del ’28 e molto più allungate in quello del ’45.
L’aspetto secondo noi affascinante di questo autore è che, sebbene Ferroni sia partito come autodidatta e non abbia mai avuto un vero e proprio Maestro, sia riuscito a sviluppare uno stile molto personale, riconoscibile, “studiato”, “consapevole” viene da dire. Questo è evidenziato nella coerenza delle scelte, dove nulla sembra lasciato al caso e dove l’impronta stilistica si ripete uguale dalla scultura del riccio alla lavorazione dei bordi e alle forme delle bombature.
Sebbene la sua liuteria non si possa classificare fra le più raffinate è sicuramente molto apprezzabile per personalità e riconoscibilità, virtù che a volte mancano in autori magari più “tecnici”. Non è facile riuscire ad imprimere personalità ad un oggetto che di fatto è rimasto uguale nel corso dei secoli e che proprio per la sua funzione di strumento da orchestra “non deve” presentare differenze particolari. E’ questa forse la sfida più grande, dopo quella della sonorità, che un liutaio si trova ad affrontare: fare quello che è sempre stato fatto riuscendo però a trovare elementi di distinzione.
In questo senso possiamo sicuramente dire che Fernando Ferroni ha superato brillantemente la sfida.